Amore e odio: dopo il Duomo in faccia a Berlusconi, in Italia non si parla d’altro. Il Natale ci ha messo del suo, ma non è un problema di Natale, tutta la informazione asservita al premier, da quella di proprietà sua a quella pubblica che gli rende continuamente omaggio, ha ricamato a lungo su questi sentimenti. L’amore vincerà l’odio e l’invidia, ha detto Silvio, e tutti si sono accodati. Naturalmente l’amore è rappresentato dal Popolo della Libertà, l’odio dal truce Di Pietro e da tutti gli oppositori radicali a questo sistema/regime/governo.
Berlusconi è arrivato a definire Partito dell’Amore (come quello fondato da Cicciolina e Moana Pozzi) il suo attuale Popolo della Libertà (nome e logo inventati dal signor Michelangelo Madonna di Casal di Principe, che li aveva donati a Berlusconi con atto notarile del 19 dicembre 2007, ma adesso li rivuole indietro, o chiede che gli siano pagati cento milioni di euro…).
Insomma concetti così vasti e complessi come l’odio e l’amore sono stati ridotti a una ennesima barzelletta meneghina ad uso dei gonzi italiani. Eppure ce ne sarebbero di cose serie da dire.
In primo luogo non c’è amore senza odio e odio senza amore. I due termini sono evidentemente correlati dal loro stesso essere opposti. I santi amano Dio, ma odiano il Demonio. I satanisti amano Belzebù e odiano Dio. A volte l’amore è così forte che, quando viene deluso e tradito, si trasforma in odio. E quante volte l’odio per qualcosa o qualcuno nasconde una forma inconfessabile di amore?
Ma anche nell’universo politico i due termini sono strettamente connessi. Se amo la pace, odio la guerra. Se amo la giustizia sociale, odio i privilegi. Se amo la libertà, odio la schiavitù. Ed è questa relazione necessaria che vorrebbero cancellare, sciogliendola in un astratto concetto di amore.
A seguire questa logica insensata non dovremmo odiare nemmeno Hitler e lo sterminio degli ebrei, nemmeno Stalin e le deportazioni di massa, nemmeno i Pinochet, i Videla, gli Ahmadinejad.
Certo con chiunque è meglio dialogare che prendersi a coltellate, ma come applicare questo principio universale quando qualcuno ti viene addosso con un coltello? Anche la dottrina cristiana sostiene che le guerre difensive sono giuste. E nella Costituzione americana è previsto il diritto a ribellarsi con le armi contro una possibile tirannia.
Dunque fuori di ogni retorica l’odio verso gli oppressori, i prepotenti, i tiranni è sacrosanto almeno quanto l’amore per gli oppressi, i deboli, i giusti.
Non lasciamoci incantare dunque dal presunto amore che predicano i miliardari mafiosi di oggi. Dicono che gli avversari politici non sono nemici da distruggere, ma questo è vero quando la lealtà e il rispetto sono reciproci. Ma dov’è il rispetto di questo governo “amoroso” per i suoi cittadini sofferenti? Dov’è il rispetto di questi nuovi paladini del bene verso i poveri migranti chiusi nei lager e trattati come bestie? Dov’è, direbbe il buon Di Pietro, il loro rispetto per la legge quando attaccano e insultano selvaggiamente tutti coloro che vorrebbero farla rispettare?
Certo “amare” il proprio nemico è necessario, poiché egli è comunque un essere umano, ma questo non deve impedirci di combatterlo con tutte le forze quando cerca di cancellare la nostra identità e la nostra libertà. Come ha detto il presidente Obama nel suo bellissimo discorso al momento di ricevere il Premio Nobel per la Pace: “Hitler non sarebbe stato fermato senza anni di guerra e milioni di morti.”
Insomma si può anche uccidere e morire per difendere l’amore e la giustizia contro l’ingiustizia e la tirannia, che sono sempre da odiare.
Vignetta di Tarizzo Marino.
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