Politica e Arte
di Vincenzo Sparagna - 28-10-2012
La politica è, oltre che una professione (come diceva Weber), anche un’arte. Come mi spiegò (nel secolo scorso) il compagno Aldo Natoli (uscito dal Pci per fondare Il Manifesto), la professione politica è una missione e la sua arte consiste nel trovare le forme giuste per convincere chi ti ascolta, posto che tu sia davvero convinto di quello che dici. Purtroppo oggi, con il mortifero trionfo del capitalismo su scala mondiale, la professione è diventata una semplice carriera e l’arte del convincere è stata sostituita dall’imbroglio sistematico o dalla imposizione violenta. Ma la cosa più grave è che questa degenerazione ha inquinato pure quelli che dicono di volere un futuro più umano e solidale. Anche per loro la professione si è trasformata in una scalata al potere e l’arte di convincere è diventata un semplice problema “tecnico” da affidare a presunti specialisti della comunicazione, come se le idee fossero un prodotto da vendere al mercato. Sfugge a questi nuovi politici di sinistra (mi si perdoni la genericità della categoria) che la forma del messaggio è il messaggio stesso. Così per ideare i manifesti, la grafica di un giornale o un sito web, ci si affida a “tecnici” neutri, gli stessi che creano la pubblicità dei dentifrici o delle automobili, nell’illusione che la loro professionalità sia garanzia di efficacia. Ma quando le idee diventano merci da piazzare perdono la capacità di farci vedere oltre i confini del mercato. In questo modo le più clamorose porcate formali (e dunque di sostanza) vengono fatte passare per grafica di sinistra, satira di sinistra, televisione di sinistra, cinema di sinistra. Un bel guaio, perché le acque sempre più torbide della comunicazione politica impediscono anche ai pescatori onesti di fare il loro lavoro.
La vignetta è di Ugo Delucchi, pubblicata su IL Nuovo MALE n.2 (novembre 2011).
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