“Innalzeremo al vento
bandiere rosse e nere…”
(Canto Anarchico)
Nella Grecia in rivolta contro il regime poliziesco e omicida di destra in molte manifestazioni di protesta dei giovani studenti e proletari sono tornate a sventolare orgogliosamente le bandiere rosse e nere degli anarchici.
I commentatori politici, perlopiù pennivendoli di regime, in Italia, come in Spagna, in Grecia come in Francia, segnalano questo fatto come un indice della “mancanza di direzione politica” di quel movimento. Quasi che la “direzione politica” sia, per regola, da riconoscere solo alle rivolte che hanno un programma istituzionale, un progetto di governo.
Fortunatamente non è così. La ribellione è un gesto, un sentimento che non ha bisogno di schemi e di formule per manifestarsi. Quando viene davvero dal profondo esprime semplicemente il rifiuto del sistema attuale, dunque il disprezzo per “l’ordine costituito”, per la società capitalistica, che sia governata dalle destre o dalle pseudosinistre riformiste e opportuniste.
Oggi, parafrasando il vecchio Marx, potremmo dire che uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro dell’anarchia. E l’anarchia fa paura. Gli anarchici vogliono rovesciare il sistema, non riformarlo. Con loro non funzionano i giochetti delle tre carte in uso presso tutti i regimi politici. Essi non chiedono un cambio più o meno radicale al vertice, ma un mutamento profondo della stessa struttura della società.
D’altra parte sull’anarchia circolano le più assurde leggende. Una di queste, la più diffusa e salottiera, li vorrebbe irriducibili individualisti, indifferenti a tutto, nichilisti senza fede. Quante volte negli ambienti più diversi ci si sente ripetere da gente egoista e cinica: “io sono anarchico”?
Ma questa è l’anarchia dei salotti, proclamata da gente che davvero non ha ideali e non ha coscienza di quello che dice.
L’anarchia vera è ben altro e i movimenti dei giovani greci lo dimostrano senza equivoci.
L’anarchia è il sogno di una società senza padroni e senza dominatori, che si autogoverna in nome della fratellanza umana, della solidarietà incondizionata.
Gli anarchici sono il contrario degli individualisti da salotto, sono ribelli per sé e per tutti.
Ecco perché in Grecia, così come in Francia, in Spagna o in Italia è tra gli anarchici che si incontrano spesso gli unici rivoluzionari radicali, coloro che mettono il sogno di una società più giusta al di sopra di tutto e dunque anche di se stessi.
Combattuti e perseguitati dai fascisti come dai comunisti staliniani, dalla borghesia più reazionaria come dalle pseudosinistre socialdemocratiche, gli anarchici avrebbero dovuto da tempo scomparire e lasciare il campo a dei contestatori “più ragionevoli”.
Il fatto che invece, come un fiume sotterraneo mai estinto, essi ritornino a sventolare le loro bandiere rosse e nere nelle lotte di massa e di strada è un segno che l’avvenire non è ancora finito.
Un “bravo!” dunque ai compagni anarchici greci, che tengono il campo da settimane contro la polizia dei neofascisti al potere nel loro paese.
Che quelle bandiere rosse e nere siano di stimolo e di esempio per coloro che non piegano la testa, che non si rifugiano nel privato “anarchismo” salottiero, nell’imbelle individualismo opportunistico.
Dalla Grecia, culla di libertà e di democrazia reale sin dai tempi di Demostene, viene per tutti noi una lezione di resistenza e un grido di speranza.
Vignetta di Ugo Delucchi.
|