Porno e libertà
di Vincenzo Sparagna - 12-12-2012
Dopo la morte di Riccardo Schicchi, sui giornali sono apparse brevi ricostruzioni della sua carriera. Schede precotte sul suo essere stato l’inventore del porno italiano, sulla sua capacità di lanciare personaggi come Cicciolina, Moana Pozzi, Barbarella, Rocco Siffredi ed altri, sul matrimonio con la pornostar Eva Henger, da cui aveva avuto due figli e che, fatta la sua strada, l’ha poi lasciato. Quasi sempre sono stati coccodrilli di maniera, testi scritti in omaggio alla notorietà del personaggio, ma con la sufficienza di chi osserva da lontano questo bizzarro tipo che fu espulso da scuola perché spiava le ragazze in bagno. Qui invece vorrei ricordare Riccardo Schicchi, che collaborò con Frigidaire per quasi un decennio dalla metà degli anni ’80 alla metà dei ’90, per la sua intelligenza viva, la sua arguzia trascinante, il suo disincanto. Riccardo, come la sua prima pupilla Cicciolina, non era affatto uno sciocco, aveva idee, progetti, princìpi solidi. Insomma non inventò il porno-soft e poi il porno duro solo per fare soldi, come qualcuno può credere. L’Italia degli anni ’70 e ’80 era un paese ancora prigioniero dell’ipocrisia cattocomunista sul sesso. Schicchi si muoveva sulla spinta dei movimenti giovanili, del movimento femminista che aveva aperto una nuova stagione, ma senza riuscire a sfondare la grigia barriera del perbenismo di destra e di sinistra. Contro questo nemico invisibile della libertà umana Schicchi fu un ribelle irriducibile, un predicatore di gioia, un rivoluzionario convinto. Certo, da allora le cose sono cambiate profondamente. La sua rivoluzione, come quella politica tentata da altri, è rifluita spesso in compromessi, è stata catturata da un nuovo conformismo “trasgressivo”, ancora più ipocrita di quello antico. Dalle indimenticabili eroine del sesso piene di humor come la cara Cicciolina (eletta in Parlamento nel 1987 nelle liste radicali) si è passati alle volgari escort delle serate di Arcore. Ma Schicchi e le sue Dèe di venti anni fa erano fatti di un’altra pasta. Lui era un allegro cavaliere solitario, un intellettuale misconosciuto, un Pigmalione arguto. Di questo vecchio amico e complice, mi piace ricordare il sogno, la figura smilza e gentile che traversò il porno pensando sempre a un mutamento libertario della vita.
Nell'immagine un ritratto di Riccardo Schicchi, e la copertina di Frigidaire n.53 (aprile 1985)
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