La barbarie che avanza
di Vincenzo Sparagna - 11-11-2016
I miei "uno, nessuno o centomila" lettori mi scuseranno se per una volta dimenticherò il saggio consiglio che mi diede anni fa la cara Rossana Rossanda (scrivevo allora per Il Manifesto). Leggendo la bozza di un mio articolo che si concludeva con previsioni molto amare, mi disse: "Perché scrivere se pensi che tutto sia negativo? Diffondi un pessimismo che non serve a nessuno". Era giusto. Così da allora, anche nell'analizzare le situazioni più ingrate, mi sono sempre sforzato di scoprire i segni di un futuro meno cupo. Ma oggi non me la sento. L'elezione di Donald Trump è infatti l'ennesima prova che l'intelligenza umana è travolta, a occidente come a oriente, da un vortice di fanatismi. Le bugie più assurde, ripetute "milioni di volte" come suggeriva il nazista Goebbels, vengono considerate da gran parte della popolazione verità indiscutibili. Moltitudini di persone schiave del consumismo e vittime di un egoismo malato, si affidano a leader che diffondono l'odio per lo straniero, il diverso, il profugo. La società dello spettacolo di cui parlava Guy Debord non serve più solo a controllare gli oppressi, contagia con la sua straripante superficialità anche gli oppressori. D'altra parte come stupirsene? Il desiderio di apparire, moltiplicato dai social media, circola come un virus nelle arterie della comunicazione: milioni di poveri cristi postano su facebook le foto delle vacanze, dei figli, dei fidanzati/e. I cinque minuti di celebrità di cui parlava Andy Warhol sono diventati il totem delle masse, invidiose e insieme fan dei più stupidi VIP, inclusi imbroglioni, assassini e mafiosi. Per questo considero una vera sciocchezza presentare la vittoria del miliardario razzista Trump come frutto di una genuina rivolta degli esclusi e dei disoccupati. Come per il terrorismo jihadista, del quale si dimentica spesso proprio la radice religiosa in nome delle sue vere o presunte cause socioeconomiche, molti "osservatori" sottovalutano il peso decisivo dell'ideologia nelle recenti elezioni americane. In realtà, oggi più che in passato, le masse votano non in base ai loro interessi effettivi, ma trascinate da ingannevoli campagne di propaganda, miti religiosi, menzogne "ripetute milioni di volte". Siamo nel tempo di quella che Gyorgy Lukàcs definì "la distruzione della ragione". Per contrastarne gli effetti devastanti bisognerebbe diffondere la conoscenza e lo studio, predicare il rispetto, l'amore, l'ascolto. Invece si moltiplicano, anche in Italia e in Europa, i profeti dell'urlo rabbioso, i sacerdoti del vaffanculo, i nazionalisti nostalgici, i barbari fascistoidi che esaltano l'ignoranza e odiano gli intellettuali. Come per gli Al Baghdadi e gli Erdogan, il loro nemico mortale è il pensiero critico che si misura con la complessità del mondo e soprattutto svela il volto mostruoso del potere dietro la maschera degli slogan. Insomma, amiche e amici, la vedo nera, buia come l'urna dove forse è svanito per sempre il vecchio sogno americano della libertà.
Immagine di Gianni Cossu pubblicata su FRIGIDAIRE n.225 (giugno 2010).
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