Pagliacci governativi a cinquestelle
di Vincenzo Sparagna - 7-01-2019
Inutile che scriva della distanza che mi separa da Matteo Salvini, maggiore anche di quella che, come un fossato incolmabile, mi divideva da Matteo Renzi. Ricordare che Salvini è un leader di estrema destra, che il suo nazionalismo sarebbe comico se non avesse conseguenze tragiche, è quasi ovvio e troverei consensi "facili" tra amici, compagni ed ex compagni. Per questo non mi pare neppure il caso di sottolineare l'orrore che mi fanno slogan idioti come "prima gli italiani" e altre imbecillità del genere. No, lettrici e lettori, quello che voglio dire qui per dovere di coscienza è lo schifo che mi fanno i pagliacci pentastellati al governo, da Dima(rc)io a Tontinelli, dall'avvocato Malafede al sedicente "primo" ministro C(ar)onte e a tutti i pallisti senza palle che li accompagnano nella loro "ricerca & distruzione" delle ultime sacche di resistenza della democrazia nata dalla Resistenza, imperfetta come tutte le democrazie, ma certo migliore del vecchio fascismo e del similfascismo attuale. Quello che caratterizza questi arroganti discepoli dell'ex telegrillo parlante (il quale, da perfetto ipocrita, invita a "essere umani" mentre i suoi "ragazzi" al potere si comportano da bestie con i migranti) è la carica di odio che mettono in ogni cosa e che li rende uguali a Salvini, non solo per il confuso patto di potere che chiamano "contratto di governo", ma perché invece di fare del bene cercano, proprio come lui, solo nemici da distruggere, politici e intellettuali scomodi da far tacere, nuovi ebrei da sterminare, magari di pelle nera così sono più facili da individuare senza nemmeno bisogno di una stella gialla sul vestito. Per questi ambiziosi signorini - miracolosamente proiettati da inquietanti campagne mediatiche e da promesse irrealizzabili al vertice dello Stato - l'importante non è risolvere problemi, ma trovare colpevoli da linciare in rete o dal pulpito dell'ex odiata (oggi frequentatissima) tv. La loro specialità sono gli slogan da Grande Fratello (quello di Orwell): l'elemosina la chiamano "abolizione della povertà", la legge criminogena che istituzionalizza il razzismo è un "decreto sicurezza" e via imbrogliando... Non una parola sui disastri provocati in Africa dall'Agip e dai suoi agenti locali, sulle clientele politiche mafiose che vivono di proibizionismo, sulla vendita di armi italiane agli assassini sauditi, sugli F 35 prima rifiutati e adesso "essenziali alla difesa", sulla corsa agli armamenti dei loro amici Trump e Putin, sui disastri ambientali imminenti e su come farvi fronte ecc. L'ultima perla di questi resistibili Arturo Ui (controllate su wikipedia chi era costui) l'ha detta il solito Dima(rc)io proponendo di dividere le poche decine di migranti in balia delle onde: da un lato donne e bambini, dall'altro mariti e padri. Forse non sa che la storia si ripete talvolta come farsa dopo essere stata tragedia e che questa disumana divisione, tra uomini e donne con bambini, la facevano già i nazisti all'ingresso di Auschwitz. Il meschino voleva distinguersi dal compare Salvini e mostrarsi più "umano", ma questa sua vergognosa proposta neosessista prova solo che non ha nemmeno il coraggio di contraddirlo per cercare di salvare un pugno di disgraziati.
Immagine di Massimo Giacòn, pubblicata su FRIGIDAIRE n.227, settembre 2010 (particolare).
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