Segnali di vita
di Vincenzo Sparagna - 16-12-2019
Finalmente si moltiplicano dal fondo della società dei segnali di rivolta civile e di vita che fanno ben sperare in un possibile rovesciamento della deriva violenta, fascistoide e bellicosa che da parecchio tempo cresce, come una valanga nera, in Italia e con forme diverse nel mondo intero. Parlo delle straordinarie energie giovanili suscitate dalla protesta internazionale contro i cambiamenti climatici innescata dalla coraggiosa Greta Thunberg e più di recente in Italia dall’inedito e creativo movimento delle sardine. Sono mobilitazioni dal basso che scavalcano le vecchie logiche verticali, attivano le coscienze riscoprendo la bellezza del contatto umano diretto, del valore insostituibile della testimonianza personale. In particolare le sardine hanno rotto in Italia il muro di silenzio e di stupida complicità che ha accompagnato l’insopportabile arroganza di capibastone come Matteo Salvini o urlanti demagoghe come Giorgia Meloni, che hanno fatto della menzogna sistematica una raffinata e consapevole tecnica per ottenere il consenso elettorale di un’opinione pubblica ingannata da paure create ad arte. Questi seminatori di odio, compresi purtroppo i disinvolti arrampicatori sociali pentastellati, hanno finito, con il loro analfabetismo democratico, con la loro aggressività e la continua individuazione di nemici immaginari, per alimentare un assurdo sentimento razzista contro gli immigrati, i diversi, gli ebrei, i rom, i gay, gli intellettuali e tutte le minoranze ideali, etniche o religiose. Le sardine rifiutano nettamente questo allucinante gioco al massacro, così come l’uso truccato dei social media affidato a staff di specialisti della manipolazione (le famose “bestie”), e proclamano chiaramente i valori della libertà e della costituzione nata dalla resistenza al nazifascismo, con tutto quello che ne dovrebbe seguire in termini politici. Speriamo allora che il nuovo anno sia quello di un’inversione radicale di tendenza, “l’anno dell’azione”, come lo ha definito Greta, perché non c’è più un millennio da perdere né in Italia, né in un mondo che si sta autodistruggendo in nome del nazionalismo, dell’affarismo e della lugubre “favola della crescita infinita”.
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