Ernst Haffner, "Fratelli di sangue"
di Vincenzo Sparagna - 11-4-2016
Libro straordinario sia per la qualità modernissima della scrittura che per la capacità di raccontare in profondità, senza reticenza, la miseria, la violenza e insieme la disperata voglia di vivere dei ragazzi di strada nella Berlino degli anni '30. I "Fratelli di sangue" del titolo sono una banda di giovani borseggiatori, una delle molte formate da ragazzi quasi sempre orfani, fuggiti avventurosamente dalla galera del riformatorio, che per sopravvivere alla fame rubano, scassinano e cercano di cogliere a modo loro, nelle bettole più oscure dei quartieri proletari, brandelli di piacere e di libertà. Tra loro c'è chi si lascia andare a una vita senza scrupoli, come il capo Jonny e i suoi fedelissimi, e chi, come i due protagonisti principali Willi e Ludwig, cerca, pur nella clandestinità, di arrangiarsi con lavori neri ma onesti in attesa di raggiungere i ventuno anni d'età necessari a vivere senza la crudele tutela dello stato. I caratteri dei giovani delle bande, delle ragazze di strada, dei ricettatori che sfruttano l'abilità al borseggio dei piccoli criminali sono delineati con precisione tedesca, come disegni usciti dalla penna chirurgica di George Grosz. Così gli ambienti, i rifugi, le fughe sotto i treni, il riformatorio, il netto contrasto tra la Berlino orientale povera e buia e quella occidentale dove le strade luccicano di vetrine. Il romanzo, pubblicato nel 1932, dopo pochi anni fu bruciato in piazza come letteratura degenerata dai nazisti. Il motivo della condanna fu probabilmente la descrizione cruda della corrotta gioventù tedesca, realtà inaccettabile per il mito hitleriano della razza. Eppure in questa unica, geniale opera dello sconosciuto Ernst Haffner, giornalista e assistente sociale a Berlino tra il 1925 e il 1933, poi scomparso nei gorghi del regime e della guerra, è descritta proprio la radice sociale e psicologica profonda dell'ascesa del nazismo. Che sfruttò lo sbandamento di tanti giovani lumpen tedeschi per formare i suoi battaglioni di morte e usò cinicamente la povertà delle masse per la sua campagna infame contro le presunte speculazioni degli ebrei. Così la miseria e il disordine che la Repubblica di Weimar, distratta dalle sue beghe di potere e prigioniera delle regole di Versailles, aveva lasciato crescere ai margini della buona società, divenne terreno fertile per la propaganda e l'azione dei nuovi barbari. In pochi anni i disoccupati divennero battaglioni di soldati, la fame venne sconfitta dalla produzione industriale militare fondata sul debito pubblico e si giunse inevitabilmente alla guerra. Fu una vertigine che durò dall'avvento di Hitler al potere appena 12 anni e si concluse nel 1945 con la Germania rasa al suolo, l'Europa condannata a un'inarrestabile declino e oltre 50 milioni di morti.
Ernst Haffner, Fratelli di sangue - Fazi Editore, pagine 206, euro 17,50
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